il miele

Descrizione offerta da Dario Cristiani

miele1

L’ape aringara appartiene alla razza ligustica, è mediamente aggressiva, resistente e apprezzata come riproduttrice per la sua grande vitalità.
Il ciclo vitale: l’ape regina depone le uova (lunghe 3 mm con diametro di 1,5 mm) che vengono fecondate durante tutto l’anno con punte massime di circa 3000 al giorno nel periodo di maggiore attività. Da queste nascono le larve che per i primi tre giorni sono nutrite con la pappa reale e successivamente con un impasto di miele, acqua e polline. Nella colonia si hanno tre caste ben distinte: la regina (l’unica che depone le uova e la sopravvivenza dell’alveare dipende esclusivamente da lei, nasce in una cella reale e vive per 4 o 5 anni). Le operaie, altrettanto importanti perché si occupano della pulizia dell’alveare, alimentano le giovani larve, agiscono da guardiane, regolano la temperatura interna dell’alveare tramite lo sbattimento delle ali, producono la cera e dal ventesimo giorno di vita diventano prima bottinatrici e poi guerriere kamikaze pronte a sacrificare la loro vita. I fuchi, i maschi dell’alveare, producono 10.000.000 di spermatozoi, si accoppiano con la regina in volo, ma muoiono subito dopo perché l’organo riproduttore resta all’interno della regina.

L’arnia o alveare: una volta ad Aringo gli apicoltori usavano come arnia un tronco cavo, delle tavole inchiodate, oppure ceste di vimini. Oggi esistono alveari componibili composti da: fondo mobile ispezionabile, nido (contenente 10 telai per la covata e le scorte di miele e polline), escludi-regina (una griglia metallica che lascia passare solo le api), melario (contenente 9 telai dove viene immagazzinato il miele in eccedenza che verrà raccolto dall’apicoltore), coperchio e tetto.
Il miele è il prodotto finale che le api creano dal nettare dei fiori (quest’ultimo ha una quantità zuccherina che varia dal 10% al 70%).
Mediamente il miele ha la seguente composizione:
19% di acqua
32% di glucosio
38% di fruttosio
7% di maltosio
2% di saccarosio
1% di aminoacidi
1% tra polline, enzimi, aromi

Il miele può essere monofloreale o polifloreale. Ad Aringo si producono entrambi i tipi di miele (castagno e millefiori) dato che gli alveari si trovano in prossimità dei boschi di castagno. L’ape bottinatrice si occupa della raccolta del nettare: compie voli ad ampio raggio (da 3 a 6 km) visitando molti tipi di piante: acacia, biancospino, cardi rossi, castagno, ciliegio, edera, erica, fragola, girasole, ippocastano, lavanda, rosa canina, rovo, tarassaco, trifoglio. Tutto il processo di trasformazione del nettare in miele avviene all’interno dell’ape. Quando la bottinatrice rientra nell’alveare, trasferisce il nettare ad un’altra ape che completa la trasformazione attraverso una specie di digestione. Da questa digestione l’ape rigurgita una gocciolina di sostanza (ancora non è proprio miele) che deve perdere parte dell’umidità. Di conseguenza più il nettare è ricco di acqua e maggiore sarà il lavoro per arrivare al prodotto finito. Ad ogni passaggio viene arricchito con enzimi secreti dalle api che svolgono un’importantissima funzione: l’invertasi. Questa favorisce la trasformazione del saccarosio in glucosio e fruttosio (zuccheri semplici che l’organismo può assorbire direttamente senza il processo della digestione) e fa sì che gli zuccheri contenuti in un cucchiaio di miele siano immediatamente disponibili per l’organismo.

La fase successiva, quando le cellette sono piene, consiste nel ventilare il miele per portarne l’umidità tra il 17% e il 19% circa. Questa fase è detta maturazione e al termine le api sigillano le cellette con uno strato di cera che isola il miele dall’ambiente esterno impedendogli di assorbire altra umidità con il rischio di fermentare. La raccolta del miele avviene quando l’apicoltore toglie dall’alveare il melario contenente i telai ormai pieni. Nel passato ad Aringo l’asportazione avveniva a mano spremendo la cera contenente il miele e causando la morte delle api. L’estrazione del miele oggi si realizza con centrifughe meccaniche o manuali. Le centrifughe (smielatori) contengono un cestello a più scomparti dove vengono inseriti i telai che devono essere ripuliti dallo strato di cera che protegge il miele. I telai dentro le centrifughe vengono fatti girare piuttosto velocemente in modo che la forza centrifuga faccia uscire il miele dalle cellette. Questo passaggio viene ripetuto per tutti i melari costituiti pazientemente dalle api. Lo smielatore ha una parte inferiore che raccoglie il miele fuoriuscito dai telai facendolo cadere in una serie di filtri che trattengono tutte le impurità contenute al suo interno (pezzi di cera, api morte, schegge di legno). Successivamente il miele viene travasato in cisterne di acciaio.

Quando la cisterna è piena, si lascia riposare per almeno tre giorni in modo che continui a spurgare. Solo successivamente si può trasferire nei barattoli.Il miele non scade, ma dopo alcuni mesi cristallizza (diventa compatto). Questa variazione naturale è segno di genuinità del prodotto. Nei mieli comprati al supermercato questa alterazione non si verifica o avviene molto più tardi a causa dei conservanti chimici e degli zuccheri aggiunti. Quindi, se si vuole acquistare un miele di qualità e soprattutto genuino, è consigliabile prendere un miele grezzo (che cristallizza in poco tempo). Comunque uno dei metodi per poter adoperare il miele ormai cristallizzato è quello di immergere per alcuni minuti il barattolo in acqua calda per farlo tornare allo stato liquido.